bukowski #3: dolore di scarto.
Il poeta Victor Valoff non era un grande poeta. Aveva una fama ristretta, era apprezzato dalle donne e mantenuto da sua moglie. Leggeva di continuo le sue poesie nelle librerie del circondario e spesso lo si sentiva alla radio locale. Declamava con voce alta e drammatica, ma l’intonazione non cambiava mai. Victor era perennemente enfatico. Forse per questo affascinava le donne. Alcuni dei suoi versi, presi separatamente, erano dotati di una certa forza, ma quando si esaminava il contesto globale di una poesia, si capiva che Victor non diceva niente, anche se lo diceva ad alta voce.
Ma Vicki, che come molte donne si faceva incantare dagli sciocchi, continuava ad andare a sentirlo leggere. Era una serata calda, un venerdì, in quella libreria femminista-lesbico-rivoluzionaria. L’ingresso era gratuito. Valoff leggeva gratis. E, in concomitanza con la lettura, era stata organizzata una mostra dei suoi quadri. I suoi quadri erano molto moderni. Una pennellata o due, abitualmente rosse, e un epigramma in colore contrastante. Le massime che vi si leggevano erano del tipo seguente
Cieli verdi tornate da me,
Piango lacrime bianche, nere, grigie…
Foto di Tim Leary erano appese un po’ ovunque. Cartelli con BASTA REAGAN. Non mi dispiacevano i cartelli con BASTA REAGAN. Valoff si alzò e si diresse verso il palco con una mezza bottiglia di birra in mano.
“Guarda,” disse Vicky. “Guarda che faccia! Quanto deve aver sofferto!”
“Già,” ribattei. “E adesso soffro io.”
In effetti Valoff aveva un viso piuttosto interessante a paragone di quello degli altri poeti. Ma a paragone di quello degli altri poeti, quasi tutti hanno un viso interessante.
Victor Valoff iniziò.
“A oriente dello stretto del mio cuore
si sente un ronzio ronzio ronzio
in sordina, ancora in sordina
e all’improvviso l’Estate ritorna
dritta sparata come un
atleta che corre i cento metri
del mio cuore!”
Valoff continuò:
Ribollono dietro la mia fronte
in un modo che è indimenticabile
o, in un modo che è indimenticabile.
Oscillo tra luce e oscurità…”
“Per favore, taci,” rispose.
speranze
Esco sul portico della mia mente
per uccidere mille papi!”
“Ti sbronzi sempre a queste letture,” disse Vicky. “Non puoi controllarti?”
“Mi sbronzo anche alle mie,” risposi. “Non tollero nemmeno quello che scrivo io.”
“Pietà gommata,” continuò Valoff. “E’ questo che siamo, pietà gommata, gommata gommata gommata pietà…”
“Adesso vedrai che tira fuori il corvo,” dissi.
“Pietà gommata,” prosegue Valoff, “e in eterno il corvo…”
Scoppiai a ridere. Valoff riconobbe la risata. Abbassò gli occhi su di me. “Signore e signori,” disse. “Stasera abbiamo tra noi il poeta Henry Chinaski.”
Qualcuno tra il pubblico fischiò. Mi conoscevano. “Sporco maschilista!” “Ubriacone!” “Ciucciacazzi!” Buttai giù un altro sorso. “Continua pure, Victor,” gli dissi. Continuò.
il sostituto rettangolo dall’imminente gocciolio non
è altro che un gene a Genova
un Quetzalcoatl con tre gemelli
e il Cinese lancia grida agrodolci e barbariche
dentro il suo ciuffo!”
“Sta parlando di leccare la passerina.”
“Lo pensavo. E’ un uomo straordinario.”
“Spero che la lecchi meglio di come scrive.”
dolore di scarto,
stelle e strisce di dolore,
cascate di dolore,
ondate di dolore,
dolore in offerta speciale
ovunque…”
“Non parla più di leccare la passserina?”
“No, ora dice che non è contento.”
fate entrare la streptomicina
e gonfiate, propizi, il mio
gonfalone.
Sogno il plasma del carnevale
attraverso cuoio frenetico…”
“Sta dicendo che si sta preparando a leccare di nuovo la passerina.”
“Ancora?”
Victor declamò un altro po’ e io bevvi un altro po’. poi ci fu un intervallo di dieci minuti e il pubblico si alzò e si raccolse attorno al palco. Anche Vicky ci andò. Faceva caldo lì dentro e io uscii in strada per rinfrescarmi. A mezzo isolato di distanza c’era un bar. Ordinai una birra. Non era troppo affollato. Alla TV davano una partita di basket. Rimasi a guardarla. Naturalmente non me ne fregava niente di chi avrebbe vinto. L’unico mio pensiero era, mio dio, guardali come corrono, avanti e indietro, avanti e indietro. Scommetto che hanno il sospensorio fradicio, scommetto che dal culo gli esce una puzza tremenda. Mi scolai un’altra birra e poi tornai all’antro della poesia. Valoff aveva già ripreso. Lo si sentiva a un isolato di distanza:
mia anima
mi accolgano ai cancelli
mi accolgano mentre dormo, Storici
lo vedete questo tenerissimo Passato,
sopraffatto da sogni di geishe, perforato a morte
dagli importuni!”
“Non sta dicendo niente di speciale. Fondamentalmente sta dicendo che non riesce a dormire la notte. Dovrebbe trovarsi un lavoro.”
“Dice che dovrebbe trovarsi un lavoro?”
“No, sono io che lo dico.”
fratelli, l’ambiente del lago
è l’Eldorado del mio
cuore. Venite a prendere la mia testa,
venite a prendere i miei
occhi, frustatemi con steli di delfinio…”
“Dice che ha bisogno di un donnone grasso che lo strapazzi come si deve.”
“Non fare lo spiritoso. L’ha detto sul serio?”
“Lo diciamo entrambi.”
potrei sparare cartucce d’amore nel buio
potrei chiedere in India il tuo pacciame
recessivo…”
sanguinella!
Io dico che la palma è redditizia
Io dico, guardiamo, guardiamo, guardiamoci
attorno:
Tutto l’amore è nostro
tutta la vita è nostra
il sole è il nostro cane che portiamo al guinzaglio
non c’è niente che ci può sconfiggere!
Io dico, vaffanculo!
basta tendere la mano,
basta trascinarci fuori delle nostre
tombe di ovvietà,
la terra, la polvere,
la speranza intessuta del miraggio si innesta sui nostri stessi
sensi. Non abbiamo niente da prendere e niente da
dare, abbiamo solo bisogno di
cominciare, cominciare, cominciare…!”
Gli applausi furono entusiastici. Applaudivano sempre. Victor risplendeva in tutta la sua gloria. Levò in alto la bottiglia di birra. Riuscì persino ad arrossire. Poi sorrise, un sorriso molto umano. Le signore impazzirono. Buttai giù un ultimo sorso di whiskey.
Tutti si erano avvicinati a Victor. Era molto impegnato a rilasciare autografi e a rispondere alle domande. Dopodiché sarebbe passato a illustrare i suoi quadri. Riuscii a portar fuori Vicky e ci incamminammo verso la macchina.
“E’ un lettore straordinario,” disse lei.
“Si, ha una voce adatta.”
“Cosa ne pensi della sua poesia?”
“Penso che sia pura.”
“Io penso che tua sia geloso.”
“Fermiamoci qui a bere qualcosa,” le dissi. “Alla Tv c’è una partita di basket”
“D’accordo,” disse.
La partita non era ancora finita, per fortuna. Ci sedemmo.
“Cavolo,” disse Vicky. “Guarda che gambe lunghe hanno quei tipi!”
“Adesso si che ragioni,” le dissi. “Cosa prendi?”
“Scotch e soda.”
Ordinai due scotch e soda e ci mettemmo a guardare la partita. I ragazzi continuavano a correre, avanti e indietro, avanti e indietro. Era una meraviglia. doveva essere successo qualcosa perché si agitavano come matti. Nel locale non c’era quasi nessuno. Decisamente, quella era la parte migliore della serata.





1 persone che parlano di questo. :
Bukowsky, un adorabile mascalzone.
Posta un commento