domenica 13 luglio 2008

un bar, un barista.

23:58:
«c'è dell'altro..» dice il barista, guardando il ragazzo seduto al bancone.
«sul serio? cosa?»
«una sera ero qui, pronto a chiudere..»
«e..?»
l'uomo, Carl, che è uguale da una vita, si ferma.
«ehi, non è una bella cosa fermarsi così, stavi parlando!»
e Carl immobile. Pete ha voglia di andare via, ma non prima di aver capito cosa è successo a Carl il barista. il fedele barista. 56 anni passati a vendere migliaia di birre a sporche persone sudate, senza un minimo di grazia. senza essere riuscito mai, ad accumulare una cifra modesta per scappare alle Barbados, alle Hawaii o che so io..
«Carl, basta.. non sei divertente» - disse, colpendolo al muso con un bicchiere.
E lui, niente, immobile.
«Cazzo..»
Pete si alza dallo sgabello, guarda fuori dalla porta del bar, nessuno. gira per il bar, nessuno. in bagno: solo un barbone immobile seduto sul cesso.
Da stupido pensa che il tempo si è fermato..
«è la soluzione più facile» - esclama tra i denti, infilando la mano nel portafoglio del barbone - «almeno non perdo tempo»

Esce per strada, trovandosi davanti la solita scena: asfalto bagnato, buio e gente ferma. Fa la pulizia di tutti i portafogli. «diventerò ricco» pensa.
arriva ad una macchina della polizia ferma davanti ad una banca, con dentro due
agenti che sgranocchiano patatine fritte. riempie gli agenti di insulti e se ne va. balla tra le macchine immobili, sapendo che per una volta nessuno lo reputerà un ubriaco che vaga al centro della strada. si ferma e chiede cose assurde a tutti, senza ricevere risposta, cosa a cui era abituato: «la morte è un lavoro?», «è giusto che qui piove sempre?», «ti sembro simpatico?». e così passa la notte. portafogli dopo portafogli. denaro su denaro.
«quanto avrò accumulato?» - si chiede frugando in tasca.
tira fuori la mano dalla tasca e la apre.
«cosa? solo 50 cent? e che cazzo l'ho fatto a fare?» - così continua la notte..

6:15.
Pete ritorna al bar. Carl è ancora lì, sembra più giovane di prima, lui invece è povero come prima, se non più di prima.
«almeno potrò dire, a 27 anni, di aver vissuto una notte in più di tutti gli altri.» - dice, e chiude gli occhi, seduto sullo sgabello davanti all'immobile Carl.

6:18.
la scena, finita per Pete, inizia per Carl.
«Carl, ti dicevo.. c'è dell'altro».

7 persone che parlano di questo. :

  1. Anonimo ha detto...

    La morte è un lavoro...carina

  2. Anonimo ha detto...

    molto alla Bukowski. Mi piace!

  3. Anonimo ha detto...

    =)
    bello.

  4. Anonimo ha detto...

    Non so, fin troppo Bukowski. L'idea é molto buona. Peró cambierei un pó la forma uscendo dai canoni di Charles. Questa é solo la mia umile opinione. (Workuta)

  5. Anonimo ha detto...

    Perchè mi trovo qua?
    Va beh in ogni caso stavo dicendo:

    Ecco. Complimenti. Dicevo?

  6. Anonimo ha detto...

    beh, anke il racconto del topo è mio. e non ditemi che lì si sente troppo bukowski :)

  7. Anonimo ha detto...

    Bel racconto...Bukowski docet...